Napoli, clochard muore a pochi passi dal Comune. È polemica: mancano strutture di accoglienza

Napoli. A due passi dal Comune si muore di freddo ma, soprattutto, di indifferenza. Accade così che, in una delle notti più gelide di queste settimane, un clochard di origine maghrebina muoia nei pressi di Palazzo San Giacomo, poco lontano dalle sfavillanti vetrine di via Toledo. Samuel, questo il suo nome, aveva quarant’anni, diceva di essere un rifugiato politico e, nonostante i suoi problemi con l’alcool, era benvoluto dagli abitanti del centro antico napoletano.

di Giuseppina Amalia Spampanato


Dieci anni fa fu lui a dare l’input alla fondazione della Caritas di Santa Brigida. A raccontarlo è Genoveffa Tuccillo, responsabile della struttura. Tutto cominciò per caso, quando Samuel si presentò in parrocchia e le chiese di poter fare una doccia. Alla sua richiesta ne seguirono altre simili di decine di senzatetto. In poco tempo cominciarono i lavori per avviare i servizi che assicurassero docce calde, biancheria intima e pasti ogni martedì e venerdì per 115 persone alla volta.

Samuel godeva di grande stima perché aveva il dono delle lingue e un’immensa cultura. Con lui si poteva discorrere di attualità, politica, filosofia. Parlava il francese, l’inglese, il tedesco, l’arabo e l’italiano. Era un poliglotta dal cuore mite. Vittima della vita e della storia del suo Paese, Samuel da geometra era diventano clochard.

Era conosciuto e amato da molti, eppure, lo scorso martedì notte è morto di gelo e solitudine.

Ora un consigliere della seconda Municipalità di Napoli, Pino De Stasio, dalla sua pagina Facebook muove delle accuse precise: «A stroncare Samuel è stato il freddo, ma anche la mancanza di strutture di accoglienza che da tempo chiediamo. Il centro di accoglienza in via de Blasiis è sempre pieno e credo che con il freddo sarebbe opportuno tenere aperte di notte le stazioni del metrò, in particolare in via Toledo, piazza Dante e Museo». La proposta di De Stasio per affrontare l’emergenza freddo e pioggia per i senzatetto è semplice: riaprendo le stazioni della metropolitana nelle ore notturne, almeno nelle settimane più gelide dell’anno, e attivando la Protezione Civile, si avrebbero tutti gli elementi per aiutare concretamente i senza fissa dimora. Attualmente, infatti, le strutture di accoglienza come quella di via De Blasiis, con un centinaio di posti, sono al completo, con una lista di decine di clochard che non riescono neppure ad entrarvi. Ripari di fortuna diventano così i porticati di San Giacomo, quelli del Banco di Napoli, lo spazio antistante il Museo Nazionale, la Stazione Ferroviaria di Porta Nolana o quella di Piazza Garibaldi. Una situazione provvisoria per tanti disagiati che spesso rifiutano l’aiuto di volontari e del 118 pur di restare nei luoghi nei quali sono soliti vivere.

Molti sono migranti, altri disoccupati, padri divorziati, alcolisti, tossicodipendenti: volti sofferenti, corpi infreddoliti, mani callose compongono l’esercito di fantasmi che si aggirano per le strade napoletane chiedendo l’elemosina. Un dramma sociale sotto gli occhi di tutti, cui, però, non si riesce a dare una soluzione. Così, in queste ore, si richiama con urgenza il progetto di padre Alex Zanotelli per la riapertura dell’ex Albergo dei Poveri, il grande edificio in Piazza Carlo III, voluto da Ferdinando III di Borbone per accogliere tutti i poveri del Regno e realizzato dall’architetto Ferdinando Fuga. Il progetto già approvato in Giunta comunale, comprensivo anche di assistenza sanitaria, si propone di ospitare un Centro di accoglienza non solo per immigrati e senza fissa dimora, ma anche per tutti i nuovi poveri, i tanti napoletani costretti a vivere in condizioni di forte disagio. I fondi sono stati stanziati, i lavori di restaurazione sono partiti da tempo ma risultano ancora incompleti. Si procede a rilento, troppo, e in questi casi il tempo non perdona.

Padre Alex Zanotelli attende ancora quei locali e con lui i tanti clochard che continuano a passare le notti al gelo. Samuel rischia, purtroppo, di essere solo la prima di una lunga serie di vittime del freddo che in questi giorni sta attanagliando la città. Eppure, basterebbero davvero poche settimane per riaprire l’Albergo dei Poveri. Speriamo prima che l’inverno sia finito.