In ricordo di don Diana: per amore del nostro popolo noi non dimentichiamo

Il 19 marzo 1994, nel giorno del suo onomastico, don Peppe Diana fu barbaramente assassinato nella sagrestia della parrocchia di San Nicola di Bari, a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare la messa. Alle 7.25, un killer della camorra, con cinque colpi di pistola, pone fine alla sua vita terrena.

di Giuseppina Amalia Spampanato


Sempre in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari, don Peppe Diana era un uomo coraggioso, un nobile esempio di lealtà e solidarietà umana. Un parroco che è morto per amore del suo popolo, un popolo che ha cercato di redimere e indirizzare verso la giustizia, promuovendo la denuncia di estorsioni, tangenti, soprusi, traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti. Un uomo che, pur consapevole dei rischi che correva esponendosi nella lotta alla criminalità organizzata, non si è mai risparmiato.

Testamento spirituale di Don Diana è considerata la lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”, un documento che fu diffuso nel Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana, in cui s’indicavano precise responsabilità politiche e istituzionali, additate come cause dell’infiltrazione del potere camorristico nella vita economica, sociale e culturale del Paese. È, infatti, in mancanza di solide ed efficienti politiche occupazionali, sociali e sanitarie che la Camorra acquista autorità e consenso, riempie vuoti di potere, ingaggia giovani disoccupati tra le file di una manovalanza disposta a tutto per denaro e senso di onnipotenza. Un messaggio chiaro, intenso e, purtroppo, molto attuale, che chiama tutti, Chiesa e Stato, a un impegno maggiore, con una presenza costante e vigile nelle comunità locali per costruire nuovi percorsi di giustizia sociale e riscatto morale in una terra troppe volte martoriata e bagnata da sangue innocente. Oggi, più che mai, c’è bisogno di una partecipazione attiva di tutta la popolazione per non dimenticare l’impegno e il sacrificio di Don Diana e seminare germogli di legalità.
Martedì 19 marzo 2013, nel giorno del diciannovesimo anniversario della sua tragica morte, il Comitato don Peppe Diana promuove “I giovani si raccontano”: un appuntamento per richiamare tutti alla responsabilità del cambiamento. Alle 9.30 presso il Parco don Diana, all'ingresso della città di Casal di Principe, è previsto il raduno di migliaia di studenti, attivisti, cittadini e magistrati per raggiungere in corteo la parrocchia di San Nicola di Bari, quella in cui don Diana fu assassinato.
Due magistrati, Raffaello Magi, estensore della sentenza di primo grado del processo "Spartacus" in cui furono condannati all'ergastolo i vertici della cupola casalese, e Federico Cafiero de Raho, che a breve lascerà la Dda di Napoli per quella di Reggio Calabria, si confronteranno con i giovani e assisteranno alla proiezione del video “Il seme caduto in terra è morto ma ha portato molto frutto”, che racconterà come, dopo la morte del sacerdote, le terre di camorra si stiano trasformando nelle terre di don Diana. All’incontro saranno presenti molti familiari di vittime innocenti della criminalità organizzata, alle quali sarà dedicato un pensiero speciale.
Sempre nella parrocchia di San Nicola di Bari alle 17 il vescovo di Aversa celebrerà una messa per ricordare don Diana, insieme a tutti i sacerdoti della Foranìa. Seguirà una riflessione sul valore della testimonianza e l’importanza del cambiamento e della crescita per l'umanità, condotta da Monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, insieme a Donato Ceglie, magistrato presso la Procura Generale della Repubblica di Napoli e amico di don Diana. Altre iniziative sono previste a Benevento, Pomigliano D'Arco, Portici, Mondragone e Santa Maria Capua Vetere. Dal 19 marzo, inoltre, sarà disponibile in libreria “La buona novella - Storie di preti di frontiera”, un libro di Ilaria Urbani (ed. Guida, 2013), con prefazione di Roberto Saviano, dedicato proprio a don Peppe Diana.
Ricordare per non dimenticare e non ripetere gli errori del passato è un dovere morale ma deve essere anche un impegno attivo. Per amore del nostro popolo dobbiamo far sentire la nostra voce e scegliere da che parte stare. Abbiamo bisogno di responsabilità e partecipazione per promuovere un cambiamento locale e nazionale all’insegna della legalità, della giustizia e della libertà.
Insieme possiamo cambiare la nostra terra.