Made in Italy – il nuovo che avanza

Ascoltando i dati sui mercati e l’andamento dell’economia, non possiamo non mettere nella dovuta evidenza che il fatturato in esportazione tiene bene e cresce, riuscendo, in molti casi, a sostenere aziende che stanno perdendo numeri e consumi sul mercato interno. Chi ha fatto in precedenza la scelta di investire sui mercati esteri, oggi è premiato, potendo registrare sensibili aumenti nel fatturato dell’azienda, sui mercati esteri.

di Claudio Cecinelli


 

Da sempre, l’Italia, viene identificata con i suoi stilisti e con il cibo, da sempre vestire italiano e mangiare italiano sono uno status che rappresenta non solo capacità economica ma anche uno stile di vita diverso, frizzante, piacevole, consapevole e attento.

 

Il fenomeno del Made in Italy continua a sostenere le aziende italiane facendo registrare successi anche nei mercati cosiddetti emergenti o nuovi, il vino e il prosecco che spopolano, la pasta che continua ad essere consumata, l’olio extra vergine di oliva che si utilizza alla grande nel mondo.

Tutto questo nonostante i piccoli sforzi che l’Italia fa per sostenere e tutelare i nostri prodotti, anzi più che di mancanza di sostegno credo sia evidente che ciò che manca è la tutela, si la tutela dei nostri prodotti è rara o inesistente.

Per tutela intendiamo la capacità di rivendicare alcune produzioni come italiane evitando che denominazioni, immagini, parole inducano i consumatori ad acquistare, come italiani, prodotti che italiani non sono.

La tutela è indubbiamente costosa e solo lo Stato con i suoi innumerevoli organismi potrebbe difendere i nostri prodotti dalla concorrenza sleale, potrebbe forzare il riconoscimento delle nostre produzioni per poterne rivendicare la conformità o poter perseguire i produttori sleali, potrebbe addirittura organizzare in ogni Paese un nucleo, di diritto locale, capace di perseguire e debellare, legalmente, le false produzioni italiane,  ma, nella realtà, siamo e viviamo in una giungla nella quale sono molto pochi quelli che riescono, sempre da soli, a districarsi ed uscire vittoriosi.

 

Se si pensa che negli Stati Uniti circa il 10% dei prodotti italiani venduti, lo sono realmente, possiamo immaginare cosa potrebbero fatturare le nostre aziende a fronte di una tutela dei nostri prodotti che consentirebbe una riduzione notevole dei concorrenti sleali, ma forse questo è solo un sogno che non rientra nei progetti di nessuno, tantomeno dell’Italia.

Eppure, con i nostri prodotti, quelli pagati alla fonte quattro centesimi, quelli che non conviene più produrre perché la terra è bassa e i risultati deludenti,molti ci fanno soldi, ricchezza, imperi, che trovano vantaggioso l’acquisto di aziende italiane delle quali, alla fine, di italiano, rimane la sede e l’indirizzo ma che, nei mercati internazionali, continuano a rappresentare il made in italy continuando ad avere ottimi risultati economici pur non avendo nessuna rigidità per l’acquisto delle materie prime.

Forse è anche questa una nuova realtà mentre noi continuiamo a discutere del nulla il mondo va avanti e prende il meglio di noi, lasciandoci l’illusione che tutto possa sistemarsi, standosene tranquillamente seduti a chiacchierare di calcio o di politica, non essendo ne calciatori ne politicanti.