Le dimissioni del Papa
di Elia Fiorillo
“Le mie forze per l'età avanzata non sono più adeguate per far fronte al difficile compito che il Signore mi ha affidato”. Così Joseph Ratzinger ha annunciato la chiusura del suo pontificato che avverrà il 28 febbraio 2013, dopo otto anni al vertice della Chiesa. Già nel mese di marzo, per Pasqua, si potrà avere il nuovo successore di Pietro.
Ma come si giustifica una posizione così rivoluzionaria? I tempi sono cambiati, anche gli impegni del Santo Padre sono diventati più frenetici. Il Papa ha bisogno di tutta la sua forza fisica ed intellettuale per far fronte ad un compito unico nel suo genere. Benedetto XVI, anche perché teologo, ha ritenuto che il gesto delle dimissioni non fosse un atto di fuga dalle responsabilità, ma un sacrificio necessario ed opportuno per dare nuovo slancio alla non facile missione di Vescovo di Roma.
“Chiedo perdono per tutti i miei difetti....” ha esordito Ratzinger nel comunicare la notizia ai prelati presenti in Vaticano. Un'umiltà non di facciata, non scenica, ma che nasce dalla consapevolezza che appunto il Papa e' il “Servo dei servi di Dio”.
Dal 28 febbraio in poi padre Joseph Ratzinger si trasferirà a Castel Gandolfo perché da quel giorno in Vaticano ci sarà la “Sede vacante” e inizieranno le procedure per l'elezione del nuovo Papa. Da umile prete, una volta eletto il nuovo successore di Pietro, Ratzinger si trasferirà nella Città del Vaticano sul colle dove una volta c'era il convento delle suore clausura. Chi pensa a possibili conflitti tra il vecchio pontefice ed il nuovo si sbaglia di grosso. Come si sbagliano coloro che ipotizzano intromissioni in Conclave, a cui ovviamente l'ex Sommo pontefice non parteciperà, per forzature su questo o su quell'altro nome.
C'è da giurare che la figura dell'ex Papa non creerà alcun problema al nuovo Pastore della Chiesa cattolica. Ma certamente Benedetto VI continuerà la sua azione di teologo con scritti e riflessioni che non potranno non tener conto del suo passato di Papa.