SIAMO PRONTI …. PER RIMANERE NELL’UNIONE EUROPEA ?

Alla vigilia dell’entrata in vigore della nuova politica di coesione dell’UE per il periodo 2014-2020, c’è da chiedersi se le istituzioni nazionali, regionali, provinciali, comunali, le Amministrazioni ad ogni livello, il privato, il mondo associativo nei diversi settori, abbiano veramente colto l’esigenza di approfondire le proposte della Commissione presentate, già due anni fa,  nell’ottobre 2011.

di Michele Ottati


Francamente ho i miei dubbi, perché, nel corso delle diverse visite da me realizzate, ho assunto la convinzione che non si sia mossa una foglia. La prova è che sono sommerso di domande di ogni genere.

Le esperienze negative in questi ultimi 30 anni avrebbero dovuto incoraggiare i poteri politici di ogni livello almeno per rimediare agli errori del passato nell’utilizzo dei fondi strutturali e non europei.

Basta dire soltanto che da 30 anni l’Italia ha dovuto restituire circa 15 miliardi di euro per cattivo utilizzo degli aiuti comunitari, per frodi, per non utilizzo in tempo dei fondi strutturali, per la non esistenza dei controlli, per cattivo management dei regolamenti comunitari e via discorrendo.

Nell’ambito del Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020, vi è la necessità di avere un Accordo di Partenariato tra la Commissione dell’UE e l’Italia.

Nella “Position Paper “dei servizi della Commissione sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei programmi in Italia per il periodo 2014-2020, vengono nuovamente elencate le sfide più urgenti per l’Italia :

-un ambiente sfavorevole all’innovazione delle imprese

-lacune infrastrutturali di rilievo nelle aree meno sviluppate e gestione inefficiente delle risorse naturali

-basso rilievo di occupazione, in particolare giovanile e femminile, e divario tra le competenze acquisite e quelle richieste dal mercato

-debole capacità amministrativa e amministrazione pubblica inefficiente.

Come si puo’ constatare, per quanto riguarda le cose europee, I progressi italiani sono stati mediocri perchè ci troviamo sempre con un amministrazione pubblica inefficiente.

Quando si sa che è proprio quest’amministrazione che dovrà mettere in cantiere il nuovo Quadro Strategico Comune (QSC) attraverso l’Accordo di Partenariato, c’è da mettersi le mani nei capelli. Eppure non c’è stato mai nessun Ministro o Assessore di ogni genere che abbia dormito male per tutti I miliardi che l’Italia ha dovuto restituire in passato all’UE. Sono convinto che l’Italia, anche in futuro, dovrà ancora continuare a restituire, anche perché l’approccio per l’utilizzo dei fondi del QSC è cambiato. Bisognerà allinearsi ai principi della Strategia Europa 2020 che parla di condizionalità macroeconomiche ed ex ante, concentrazione tematica, incentive legati al conseguimento dei risultati per una spesa più efficace.

Quindi si passa da una “cultura del diritto” ad una “cultura dell’esigenza di una definizione chiara e rigorosa dell’ordine delle priorità e dei risultati”. Prima di spendere, le regioni dovranno dimostrare di avere le condizioni requisite per fare quella spesa.

Non vi è dubbio che saranno grattacapi per numerose regioni italiane abituate attraverso i fondi strutturali a fare clientelismo politico.

Eppure nessuno si è preparato, nessuna formazione a qualsiasi livello, sopratutto amministrativo e politico, nessuna informazione seria che circola dal basso verso l’alto. Nulla di tutto questo. E vero che l’Italia è abituata a partire sempre con due anni di ritardo nell’utilizzare i fondi europei, ma questa volta sarà anche più difficile recuperare il tempo perso perché entrerà in vigore il principio dell’anno n+1 e non più n+2 come adesso.

Bisognerà promuovere competitività, convergenza, cooperazione stretta tra I 4 Fondi della politica di coesione. Le spese dovranno essere eseguite nei settori quali : ricerca e innovazione, sostegno delle piccole e medie imprese, istruzione e formazione valide, inserimento nel mercato del lavoro, promozione di qualità e coesione sociale del lavoro.

 

Mai come in quest’occasione europea occorrerà fare un vero salto di qualità che poi non è altro che un grande cambiamento verso una vera mentalità europea. Ma noi, siamo pronti ????