ITALO AMERICANI E ITALIANI ALL’ESTERO

Quanto è difficile trattare un argomento così caro alla retorica dei politici professionisti! Qualunque cosa si scriva, si presta ad interpretazione e dire che un individuo, nato in America, è Americano potrebbe essere messo in discussione da chi si chiama John Cirillo ed è nato Brooklyn, New York. Cirillo non parla nemmeno Italiano ma la sua Italia, alla 18ma Avenue in Brooklyn, è autentica tanto quanto quella di Arthur Avenue, nel Bronx. Per non parlare poi delle varie Piazze Italia che attraversano tutta l’America, da Est ad Ovest tra una varietà di tradizioni che, ferme agli anni ’50, caratterizzano un’Italia per lo più ignota agli Italiani.

di Vincenzo Marra


Eppure queste tradizioni hanno costituito una fonte di reddito per l’Italia, che negli anni ’60, ’70 e ‘80 del secolo scorso, ha conosciuto il periodo più ricco della sua storia moderna. Ma ancora negli anni ’90 si sentiva l’abbraccio di quegli emigrati che volevano riconoscersi in un successo, come quello da loro conseguito in America, dove avevano le loro radici.

Figli di poveri artigiani che avevano (e hanno!) conquistato posizioni rilevanti in tutti i campi socio/economici: da Wall Street a Detroit, da San Francisco a Boston, dal Texas alla Florida per 15 milioni di Americani con nonni Italiani. Poi sono finalmente arrivati i politici dove i nomi di origine Italiana hanno trovato grande risalto e i grandi proclami, fatti d’accordo con i politici dell’Italia degli ultimi 20 anni, ci hanno portato alla situazione che osserviamo nel 2013…

Nell’antica Roma, era normale trovare arte greca nelle case dei nobili. Un omaggio quasi dovuto dalla nuova cultura guerriera alla più raffinata Grecia, dalla quale Roma aveva comunque preso un cittadino su quattro alla costituzione del suo nuovo impero. Siamo comunque testimoni viventi del successo di Roma, dopo qualche centinaia di anni, nel creare una nuova cultura. Chi come me ha vissuto la nuova cultura Italo Americana per 40 anni in America, rivive con entusiasmo le sensazioni che quei Greci antichi dovevano provare quando incontravano i nuovi ricchi Romani. Sono sicuro che facessero il tifo per loro anche se per essere Greco ci voleva qualcosa in più…

Ma secondo voi, i Romani volevano veramente essere Greci? Io, da Romano di Roma, dubito seriamente: chi nasce a Roma come me è fiero di essere Romano. E se un Cittadino nasce a Detroit dovrebbe essere orgoglioso di essere Americano. Poi se andiamo a vedere nelle Fondazioni Italo Americane più grandi, NIAF e OSIA, le differenze marcate degli anni ’80 e ’90, sono rientrate e l’invito ad una regione Italiana invece che un altra alle riunioni annuali, costituisce ormai più una nota di folklore che di cultura. Ecco, come i Romani antichi, gli Italo Americani hanno una nuova cultura che si ispira alla Grecia, scusate, all’Italia ma è pur sempre qualcosa di diverso. Ne migliore ne peggiore, diverso.

Le pizzerie più famose degli USA sono Domino, fondata da un’Irlandese e Little Caesar, creata da un immigrato Slavo, entrambi di Detroit. Oltre le parate, le cene di gala e le adunate regionali senza coesione ovvero obiettivi precisi, cosa fa l’Italia per questi pronipoti lontani? “La stessa cosa che fa per i propri figli lontani: gli Italiani all’estero”. Per questo non dobbiamo adirarci se poi ci troviamo animatamente a discutere su quali sono i mezzi migliori per trovare un comune denominatore tra tutti coloro che portano un cognome Italiano. Semplicemente, non c’è. E non c’è nemmeno l’Italia che in questo momento deve risolvere problemi piu’ seri di quelli delle sue comunita’ all’estero. E gli Italiani all’estero (in America) parlano in Inglese e non hanno bisogno di sponsors per inserirsi in Texas invece che in Florida, in Wisconsin e in Oregon. A proposito, cosa è successo poi ai cittadini Greci dell’antica Roma? Sono diventati Romani e Romanisti come me.

E anche quelli che sono diventati laziali non sanno nemmeno più dov’è la Grecia. Questo è quello che succede (ce lo dice la storia) a quelle culture che non sanno amministrare la propria ricchezza ovvero la cultura che hanno ereditato. E mentre l’Italia soffre di una malattia incurabile (si scrive cancro e si pronuncia retorica) continuiamo a chiamare “Paisa” coloro che ci hanno preceduto e vorrebbero tanto saperne di piu’ sulla vera Italia.

E i nuovi Italiani che arrivano, colti e multilingue, cercano nuove motivazioni al di fuori delle Fondazioni che l’Italia ha eletto a punti fermi di riferimento. Progetti che cercano di fare qualcosa di originale, di innovativo, fuori dagli schemi, saranno attentamente valutati.

Da chi? E mentre il mondo si rivolge a nuovi paradigmi di sviluppo e nuove ricerche su culture che aggrediscono il futuro, c’e’ una sensazione di vecchio quando andiamo alle riunioni degli Italo Americani. Attenzione pero’, sia NIAF che OSIA e COLUMBUS sono all’avanguardia nella cultura Americana del Football, del Baseball, della finanza e dell’educazione civica del Nuovo Mondo. La sensazione di vecchio si respira solo quando si parla d’Italia.