L’ITALIA: UN PAESE NORMALE

"Quando vedi che i commerci sono fatti senza programmi – Quando vedi che per produrre, hai bisogno del permesso di chi non ha mai prodotto niente – Quando vedi che il denaro va verso coloro che senza merito, sono raccomandati – Quando vedi coloro che si arricchiscono con espedienti invece che con il lavoro, e i tuoi avvocati non ti proteggono contro di loro ma proteggono loro contro di te – Quando ti accorgi che la corruzione viene premiata e l’onesta’ diventa un sacrificio – Puoi anche concludere che la tua societa’ e’ condannata”.            AYN RAND

di Vincenzo Marra


Dopo 42 anni sto soggiornando in Italia da oltre un mese e quando tornero’ a New York, saranno passati due mesi. Non ero mai stato nel Bel Paese per piu’ di tre settimane da quando decisi, nel Febbraio del 1971 di lasciarlo per amore di New York. Trovo l’Italia un Paese normale abitato da una grande percentuale di gente “diversamente abile” che elegge, a propri rappresentanti, una proporzionale percentuale di soggetti altrettanto “diversamente abili”. Se voi che leggete vi siete offesi, siete senza dubbio Italiani. Se invece volete una spiegazione allora non siete Italiani. Negli ultimi 42 anni l’Italia e’ cambiata moltissimo, come pure l’America che trovai io, e’ cambiata moltissimo. Infatti io ero nato e cresciuto a Roma dove non conoscevo il razzismo. La matrice cristiano/cattolica che caratterizzava la nostra educazione, ci insegnava a guardare al nostro prossimo come un essere umano da rispettare come noi stessi. Il mio viaggio di nozze in Florida, nel 1973, mi sorprese informandomi che la’, nel profondo Sud, i bianchi potevano ancora chiedere i documenti ai neri se li avessero sorpresi a circolare dopo le 22:00. Oggi l’America ha un Presidente nero che conferma l’evoluzione sociale e l’affermazione del proprio colore contro la presunta supremazia del bianco verso i “colorati”. I telegiornali Italiani continuano a riferirsi ai non bianchi come “di colore” e gli stadi vengono regolarmente squalificati per intolleranza verso i “non bianchi” anche se valgono $50 milioni come Balotelli. L’evoluzione della lingua si aggiorna, nei Paesi democratici, come un affermazione di rispetto verso coloro che, per effetto della globalizzazione, si stanno integrando. L’Italia si evolve presentando una serie di eufemismi tipo “diversamente abile” che confondono i significati reali. Questa strana moda che ormai si trova nel lessico popolare (lo spazzino e’ un’operatore ecologico), ha stravolto l’immediatezza della lingua di Dante e la Babele che si registra anche dal barbiere (stilista dei capelli), ha contagiato le opinioni della gente. L’Italia e’ un Paese normale che non riesce ad agganciare la globalizzazione solo perche’ ha prodotto un nuovo vocabolario sterile e complicato che cerca di spiegare come il sistema produttivo e finanziario, base di qualsiasi ordinamento sociale moderno, sia ingessato. Quando si parla di tasse bisogna riferirsi al cuneo fiscale (?) mentre tra fiumi di leggi e leggine, un imprenditore non ha facolta’ di licenziare un lavoratore che non produce perche’ le riforme prevedono dei premi di licenziamento pari a oltre un anno di salario (?). La giustizia e’ amministrata in modo cosi’ complesso che non si trovano termini di paragone nel resto del mondo. Inutile citare le varie classifiche di funzionalita’ e trasparenza, rispetto alle nazioni dei vari continenti, che mettono l’Italia in posizioni imbarazzanti. E si potrebbe procedere su questo binario fino a dei livelli di parossismo tale che un lettore non Italiano farebbe fatica a comprenderne le logiche. Eppure girando ad Agosto per i borghi medievali, dal Veneto alla Puglia, dalla Lombardia alla Sicilia e dal Piemonte alla Toscana, si trova gente normale di un’Italia parallela che continua a lamentarsi di un sistema che non approva. E questa Italia lavora, pensa, critica e sembra che faccia fatica a divertirsi. Papa Francesco ammonisce: “Non fatevi rubare la speranza!” e gli Italiani sembrano confusi. Poi penso che anche io sono italiano, anche io come altri milioni di italiani che vivono all’estero, lavoro,  penso e critico come gli italiani di quell’Italia parallela non inquinata dalla retorica. Ma non sono piu’ italiano, sono Americano e gli altri miei amici emigrati in Germania sono Tedeschi e cosi via… Noi che siamo vissuti in sistemi diversi, siamo maturati con un rapporto diverso verso lo Stato. Siamo innocenti fin quando giudicati colpevoli, al di la’ di ogni dubbio, con regolari processi che durano un decimo del tempo di quelli che fanno in Italia. I nostri diritti vengono amministrati e tutelati a partire dalle riunioni condominiali fino alla Corte Suprema. Insomma pensiamo come l’altra Italia, quella parallela che pensa e che si trova disorientata davanti a chi cerca di spiegargli cosa sta succedendo. Siamo coscienti di vivere in Paesi lontani dalla perfezione comunque abbiamo difficolta’ a capire l’Italia che per noi resta un Paese normale, bello e ospitale. A chi ci vive dentro vogliamo solo dire che la pace e’ piu’ importante di tante opinioni, piu’ o meno vere. Vogliamo dire che abbiamo trovato nei Paesi che ci hanno adottato, quello che in Italia gia’ esisteva e non potevamo avere solo per ragioni economiche. Lasciamo la retorica e la filosofia ai poeti, lo Stato di diritto deve poter essere alleato del cittadino. E se un cittadino nasce con la sindrome di Down, sara’ un cittadino con un disordine genetico (per questo mai meno rispettato ovvero amato) che purtroppo lo rendera’ “disabile” invece che “diversamente abile”. E allora ritorniamo alla solidarieta’ umana per portare tutti in un contesto sociale piu’ giusto. Senza nessuna critica preconcetta al Bel Paese, i risultati che si osservano ci fanno sospettare che si potrebbe fare meglio.