Un Paese con i fiocchi
di Riccardo Fabrizi
Ma ora è tutto bianco, tutto pulito, tutto calmo. Come in un Natale perfetto l’atmosfera di attesa diventa magica, intima e tutto si ferma.
I manifesti elettorali che tappezzano i muri gelano, le espressioni di quei visi in posa rimangono ghiacciate, come ibernate, perché ora c’è la neve e bisogna giocare e bisogna uscire e bisogna sognare.
Per un attimo qualcosa ci accomuna, da nord a sud, il colore, bianco, che non rappresenta né destra, né sinistra, ma solo il candore, la pagina da riempire con un nuovo pezzo di storia.
Si torna bambini e forse si torna ad essere italiani, con quel bianco che spezza il rosso ed il verde sul tricolore.
Intanto i fiocchi cadono, lenti, inesorabili, senza far rumore. E’ tempo di spegnere la televisione e scendere in strada, magari a tirar su un pupazzo di neve con la carota al posto del naso, la sciarpa attorno al collo ed i bottoni come occhi: è lui il giusto candidato che sa dire le parole che tutti vogliamo ascoltare: il silenzio.
Ci voleva la neve, ci voleva proprio…