Una doppia Italia

Momento senza dubbio difficile per una Italia che mal si colloca nello scenario internazionale, Letta vola negli States alla ricerca di investitori assicurando una situazione politica stabile ma non essendo nella condizione di garantire regole certe, condizioni stabili per il futuro, tassazione equa oltre ad una riforma della giustizia, almeno quella civile, che consenta di rivendicare i propri diritti in tempi certi ed accettabili.

di Claudio Cecinelli


Nel frattempo, quelli che un tempo erano considerati i gioielli di famiglia stanno per essere venduti a condizioni non certo di favore. Telecom, unica vera e certa situazione di cessione ha dato agli italiani la possibilità di acquistare ogni azioni a circa 9.00 euro, con l’impegno di non venderle per un anno. Oggi quelle stesse persone, parlo essenzialmente dei piccoli risparmiatori, di qualche dipendente della medesima azienda , di tutti coloro che si sono raccomandati con la propria banca per sottoscrivere il pacchetto telecom a 9.00 euro ad azione, si ritrovano ad avere, quelle stesse azioni o poco più di un euro, un investimento assurdo, sostenuto e promosso da tutti, da tutti quelli che oggi, non si trovano più o sono impegnati altrove.

Le grandi privatizzazioni continuano a rivelarsi un grande fallimento e soprattutto sono state e continuano ad essere delle divoratrici dei risparmi degli italiani, non solo dei piccoli risparmiatori che hanno sognato per un momento di essere azionisti, ma anche dei cittadini che questa strada non hanno percorso, e si, perché siamo noi che ripianiamo, finanziamo,  assestiamo ecc..ed inoltre paghiamo gli stipendi a quei grandi manager, ai consigli di amministrazione e a tutta la lenzuolata di consulenti ed esperti, necessari per ottenere questi risultati.
Tutti coloro che, smettendola di comprare titoli di stato e iniziando un percorso da giocatori di borsa che si è ben presto rivelato una grossa Bufala per i piccoli e un grande affare per i condottieri, si trovano oggi ad assistere, senza nessuna possibilità di intervenire, alla fine di un sogno.
Momento difficile si diceva, ma senza dubbio momento prevedibile proprio in funzione degli uomini scelti per la guida delle aziende da privatizzare, uomini suggeriti dalla politica e da alcuni politici in special modo, uomini che oggi, certamente senza aver perso un euro dall’intera vicenda, cedono lo scettro e continuano la loro vita fatta di agi e di tranquillità, senza problemi per il loro futuro; la loro fabbrica non chiude e il loro posto di lavoro non verrà a mancare e soprattutto, non saranno mai dei cassaintegrati.
Probabilmente, privatizzare veramente, sarà l’occasione per mettere alla porta manager di stato che non capiscono nulla, che si sono aumentati gli stipendi fino a raggiungere cifre da favola pur avendo risultati assurdi a dimostrazione di una incapacità totale di gestire una impresa.
Certamente il futuro industriale dell’Italia apparterrà ad altri, in termini di gestione, mentre noi, cittadini e lavoratori italici, contribuiremo con le nostre intuizioni, con le nostre capacità a migliorare i risultati economici e le produzioni stesse, ma questo vuol dire essenzialmente che siamo un Paese che ha bisogno di essere guidato perché incapace di pensare, di programmare di progettare, incapace di sognare e spesso, tutto questo è solo funzione del controllo; “meglio fare male che dare la possibilità ad altri di emergere dimostrando la nostra incapacità”.
Quale sarà il futuro??? Probabilmente, e speriamo che sia così, le principali aziende italiane verranno cedute allo straniero, il quale finalmente avrà piani industriali e obiettivi da raggiungere e per fare questo, con veemenza ed estrema chiarezza, chiederà regole certe alla politica che sarà costretta a darle. Non ci saranno più incapaci capitani d’industria recuperati dai partiti, ma persone che, guadagnando meno di quanto guadagno oggi quei cosi detti industriali di stato, lavoreranno di più e meglio, non dovendo ringraziare nessuno per la loro ascesa industriale e soprattutto ricevendo premi sulla base reale dei risultati ottenuti.
In questa situazione le tasse dovranno necessariamente scendere, anche per dare le giuste retribuzioni agli operai.
I tribunali essere più veloci e “ certi “ nell’applicazione delle leggi, per evitare che, almeno nella sezione civile, non ci siano più giudizi da dare in mancanza di ricorso alla giustizia civile che potrebbe essere superata da organismi tra privati che si dedichino con professionalità e competenza agli arbitrati.

Lo Stato, l’Italia pubblica, la Repubblica, deve stare attenta, perché il rischio vero è che ci sia una Paese, quello dei Palazzi del Potere che continua a giocare sulla pelle degli italiani e un Italia vera fatta di aziende, industrie, persone competenti, operai e manager che continueranno a far vivere il sogno reale di questa grande nazione. Forse la vera soluzione è vedere quanto costa l’apparato, pagare le tasse a copertura di questo costo e poi dare a tutti gli italiani la possibilità di lavorare, competere, innovare, produrre e vincere le grandi sfide del mondo, per le quali non siamo e saremo mai secondi a nessuno