Tutti in classe

La prima campanella del primo giorno di scuola ha suonato anche quest’anno. Al via le file per due, le merende, i giochi in cortile, le raccomandazioni dei genitori e la lunga attesa, per chi scalpita tra i banchi, dell’ultima campanella dell’ultimo giorno di scuola.

di Riccardo Fabrizi


Un percorso rodato da decenni che ha attraversato ed attraversa decine di generazioni.

L’istruzione, nel nostro paese, è forse l’unico punto saldo rimasto vista l’instabilità politica, la crisi economica e l’insoddisfazione sociale e generale.

Nonostante le riforme la scuotano, la impoveriscano e a volte la confondano, lei rimane lì, ferma, stabile, come un monumento imponente perché la scuola è un patrimonio culturale, non meno delle infinite opere d’arte che costellano lo stivale.

In un momento tanto delicato sarebbe opportuno darle più attenzioni, senza lasciarla passare come fosse una stagione, con le sue intemperie ed i suoi eccessi, ma cercando di migliorarla, di partecipare alla vita scolastica dei ragazzi e di iniziare a capire che, per costruire un nuovo modello sociale, visto che l’attuale ha miseramente fallito, le basi si devono gettare in chi la cultura la insegna e in chi la apprende, proprio come era nell’antichità.

Modelli fuorvianti e ricche scorciatoie sembrano invadere troppo spesso i percorsi di crescita degli alunni per poi lasciarli alla mercé di false speranze.

La scuola rischia di rimanere l’ultimo organismo che custodisce la verità, in un’epoca dove dare le notizie diventa il centro delle notizie stesse, dove la tecnologia fa passi da gigante ma viene spesso utilizzata per fare in modo che si pensi ancora di meno e si obbedisca sempre di più.

Le opere e le scoperte che hanno illuminato i grandi personaggi del passato sono frutto di una rivoluzione, di un malessere, di una verità che i libri, indelebili, immortali non possono nascondere. Solo ispirandosi a chi è arrivato così in alto, non nella scala sociale ma nella ricerca, attraverso l’intelletto, si può alzare il livello culturale e quindi sociale, economico e politico del nostro paese.

La ricreazione è finita.