Il pasticciaccio brutto di piazza colonna

Ma chi gliel'ha fatto fare al Cavaliere di tentare di mandare prima il governo a gambe all'aria eppoi salvarlo come se niente fosse accaduto? Roba da matti. Lui che sul tempismo non è stato mai secondo a nessuno, stavolta ha dovuto giocare di rimessa. Hai voglia a dare la colpa a Letta, nipote, sulla responsabilità dell'aumento dell'Iva e sulla crisi di governo. La sottovalutazione del personaggio Enrico, ritenuto solo un Jo-condor senza consistenza, ha creato il pasticciaccio brutto di piazza Colonna n. 370, la residenza istituzionale del capo dell'esecutivo.

di Elia Fiorillo


Fino ad una settimana fa Silvio Berlusconi pareva che avesse capito tutto su come muoversi – e recitare – sulla scena istituzionale del Paese. Incavolatura contro la Magistratura, rilancio di Forza Italia, responsabilità ed ancora accortezza sul governo per fare le cose che servono all'Italia. Riduzione delle tasse in primis. Sull'altro fronte, invece, sembrava che il caos regnasse, con il Pd alle prese con la preparazione di un Congresso complesso senza, è il caso di dirlo, un “fil rouge” d'unità. In una settimana tutto è cambiato. Il Partito democratico ha accantonato per il momento i problemi interni per godersi l'inaspettata circostanza. L'otto di dicembre, data dell'assise congressuale, presumibilmente si festeggerà solo l'Immacolata Concezione, per l'inattesa grazia ricevuta. Il segretario-traghettatore dei democrat andava ripetendo che andare alle urne in una situazione economica delicatissima come quella attuale sarebbe stata da irresponsabili. Insomma, il testimone della “responsabilità” si era spostato in appena una settimana dal Pdl-Forza Italia al Partito democratico.

Sembrerebbe che il colpo d'acceleratore sulla crisi l'abbia dato l'avvocato Ghedini, facendo balenare nella mente di Berlusconi l'idea del carcere e l'immagine di Silvio Pellico. Un esempio azzeccato, in verità, che doveva far rimanere l'ex Caimano sulle sue posizioni.e non lanciare l'urlo assurdo della crisi di governo. E' vero che Pellico subì una detenzione durata dieci anni, ma è anche vero che il suo libro, “Le mie prigioni”, danneggiò l'Austria più di una battaglia persa, come amaramente dovette ammettere Metternich. E, allora, i tempi della comunicazione di massa erano di là da venire. Insomma, se l'albagia e i cattivi consiglieri non avessero annebbiato il fondatore di Mediaset, facendogli perdere quel senso della drammatizzazione, dello spettacolo che ha sempre ben usato, gli eventuali arresti - domiciliari si capisce-, unitamente alle sue dimissioni da senatore prima del voto dell'Aula, lo avrebbero consacrato a vita il Silvio...Pellico-Berlusconi della seconda Repubblica. Martire sì, ma con la nuova Forza Italia che fa incetta di consensi. Un affare. Quello che capiterà, invece, al Cav. e alla sua nuova-vecchia forza politica, con la fiducia al governo Letta data all'ultimo secondo, non è dato sapere. Un voto di sfiducia al governo Letta in Parlamento sarebbe equivalso a bocciare proprio l'esecutivo voluto e sostenuto dal Berlusca. Non casualmente solo qualche giorno fa autorevoli uomini del Pd accusavano Enrico Letta di essere succube del Pdl.

C'è poi il futuro. O i mediatori storici tornano in campo (Gianni Letta e Fedele Confalonieri) e s'inventano una via d'uscita oggi non prevedibile per provare a sanare una frattura evidentissima, oppure lo scenario per la vecchia-novella creatura di Silvio, Forza Italia, corre il rischio comunque di spaccarsi in tanti pezzi, come per la verità in molti auspicano. Certo, il voto di fiducia di Berlusconi a Letta ha bloccato per un attimo il conflitto nel suo partito, ma i giochi ormai sono fatti: la scissione di posizioni e di obiettivi è una realtà. Resta da vedere per quanto tempo il Cavaliere riuscirà ad essere ancora il collante che tiene uniti i vari pezzi di Forza Italia.


Il“leitmotiv” di Beppe Grillo è sempre lo stesso: “Tutti a casa”. Lui è convinto, specialmente con il “Porcellum”, di fare bingo, di prendersi il Paese. Non tutti i suoi la pensano come lui. Diversi sono preoccupati dalla “dittatura della rete” e potevano essere disponibili ad emigrare in nuove maggioranze di governo. Tutto rimandato per il momento. Se ne parla nel 2015 con un Grillo sempre più incazzato.

In una situazione così complessa, con tante incognite, era abbastanza prevedibile il pensiero del capo dello Stato: “prima di tutto il bene del Paese”. Che in altri termini voleva dire no – nei limiti del possibile – ad elezioni anticipate. Se proprio le Camere dovevano essere sciolte, non sarebbe stato lui a farlo. Tenuto conto che erano stati i partiti che sostenevano l'attuale governo a chiedergli di rimanere al suo posto data la situazione economica e politica drammatica. Si è dimesso il papa per “Ingravescentem Aetatem”, perché non poteva farlo lui, re Giorgio? Sarebbe stato il suo successore, votato dall'attuale Parlamento, a mandare il Belpaese a votare. Con un sol colpo, l'apertura con chiusura istantanea della crisi di governo, Berlusconi ha lanciato una bomba atomica i cui effetti “radioattivi” si vedranno nel prossimo futuro e colpiranno in primis proprio lui, Silvio da Arcore.