La Merkel, una vittoria scontata dal marzo 2010

Fu proprio in quel vertice di crisi che la costruzione europea ha preso la strada sbagliata. Anche se dapertutto in Europa si parlava della Grecia, la Grecia non figurava all’ordine del giorno del vertice che doveva vertere unicamente sul Cile. Eppure i servizi della Commissione erano pronti con le loro proposte europee per affrontare il tema Grecia. Il vertice doveva essere un successo e quindi si è evitato di parlare ufficialmente della Grecia. Tuttavia, ad un certo momento del vertice, la Merkel e Sarkozy uscirono dalla sala di riunioni dei Capi di Stato ed entrarono in un altra sala. Poco dopo uscirono anche da questa sala ed il vertice era finito. Alla fine nessuno si è ricordato che il tema all’ordine del giorno era il Cile.

di Michele Ottati


I 26 Capi di Stato hanno voluto evitare il veto della Germania e quest’ultima ha potuto imporre la posizione del mondo finanziario tedesco, la posizione dell’industria esportatrice tedesca, la paura del cittadino tedesco che paga le tasse. Sappiamo tutti com’è andato a finire per la Grecia e per taluni altri Stati membri .

Tutto questo ci porta a chiederci cos’è oggi in Europa “ la legittimazione democratica”?

È mai possibile che il Presidente del Consiglio dei Ministri sia obbligato ad avallare la posizione tedesca di allora e di oggi, come pure gli altri 27 Stati membri?

Eppure c’erano le proposte europee della Commissione, una istituzione che porta avanti delle soluzioni europee ai problemi che si pongono ma che viene considerata come non democratica e burocratica. Ma se cosi’ è, perchè non aver coinvolto il Parlamento europeo i cui poteri sono aumentati e che è eletto a suffragio universale, quindi democratico. In questi due casi si puo’ parlare di due istituzioni sovranazionali che vanno nel senso giusto della costruzione europea. Tra queste due istituzioni, si trova il Consiglio dei Minstri che spesso non è altro che il luogo dove i Ministri e Capi di Stato difendono gli interessi del loro paese . Lo si puo’ capire visto che questi interessi nazionali rappresentano la “polizza assicurativa “ per uno loro rielezione.

Durante le elezioni nazionali la Merkel ha potuto dimostrare ai suoi elettori la sua coerenza nel difendere i loro interessi a livello europeo contro tutti gli altri 27 Capi di Stato, nel rifiutare tutte le esigenze irrazionali degli altri Paesi, nell’aver impedito la cessione di maggior sovranità tedesca all’Europa.

 

L’indebolimento della Commissione degradata a puro Segretariato del Consiglio dei Ministri è la dimostrazione di quanto anomala sia la costruzione dell’Europa che ha dato pieni poteri a coloro che rappresentano gli interessi nazionali e volendo anche imporli agli altri. Sappiamo tutti che insieme all’EURO ci doveva essere una politica comunitaria economica, finanziaria e fiscale. Ma per far questo, occorreva delegare maggiore sovranità nazionale alle istituzioni europee. Oggi si dà la colpa all’Europa per tutto quanto avviene di negativo a seguito della crisi. Occorre pero’ individuare i veri responsabili che sono coloro che hanno impedito, per motivi di interessi nazionali, di completare la costruzione europea. Cameron ha vinto per questo le sue elezioni, la Merkel ha vinto le sue, Hollande le sue.

C’è da chiedersi perchè permettiamo ancora a dei paesi che non vogliono la costruzione europea di decidere in luogo e posto di coloro che considerano la costruzione europea come fondamentale nel XXI° secolo. Come fare per indebolire queste posizioni antieuropee? La risposta potrebbe essere in un primo tempo il “patriotismo economico”, rafforzare l’economia di un paese come l’Italia dando la priorità ai prodotti che creano lavoro in Italia. Si eviterà cosi di far andare la costruzione europea sempre nello stesso senso.

Visto che la Cancelliere Merkel ha raggiunto l’obiettivo che si era fissato nel 2010, cioè quello di farsi rieleggere, dobbiamo soltanto auspicare che la ragione europea prevalga anche in Germania. La prossima Presidenza europea dell’Italia nel 2014 dovrebbe cercare di sciogliere il nodo della sovrannazionalità al servizio esclusivo degli interessi fondamentali europei e non quelli nazionali, in funzione di chi è di turno.