I TRILOGHI: queste accorciatoie della democrazia europea

Per risparmiare tempo, i deputati europei e gli Stati membri dell’ UE hanno preso l’abitudine di ricercare gli accordi a porte chiuse.
Come fa una simile pratica ad essere compatibile con l’emergenza di una Unione europea democratica?
Un esempio tra i tanti altri: nel corso della serata del 21 ottobre 2013, i deputati europei della Commissione libertà civile finalizzano la loro posizione sulla riforma della protezione dei dati personali (privacy). In qualche minuto, votano 91 emendamenti in discussione dal gennaio 2012.
La relazione è approvata. Nello stesso tempo i deputati approvano un “mandato di negoziato”.

di Michele Ottati


L’ecologista tedesco Jan Philipp Albrecht si vede attribuire la missione di andare a negoziare con gli Stati membri.
Con l’entrata in vigore nel 2009 del Trattato di Lisbona, il Parlamento europeo ed il Consiglio dei Ministri sono su un piede d’uguaglianza.
Le due istituzioni lavorano in modo indipendente nel dare il loro parere sulle proposte della Commissione europea per poi convergere su una posizione comune. A tal fine sono previste delle riunioni informali a tre, chiamate “triloghi”, costituite da delegati del PE, dal Consiglio e dalla Commissione Europea che svolge un ruolo di mediatore modificando così facendo la proposta dei testi legislativi in base alle intese di compromesso raggiunte.
Questa situazione non piace molto ai rappresentanti della Società civile.
“Ogni volta che otteniamo un progresso in Parlamento in favore dei cittadini, detto progresso viene ridimensionato” dice Jeremie Zimmerman, responsabile dell’associazione europea delle libertà su Internet.
Questi triloghi informali riducono la visibilità dei dibattiti e la loro eventuale mediatizzazione presso l’opinione pubblica. Inoltre una volta l’accordo raggiunto, nessuno può modificare il testo.
Anche per questa regola c’è stata una eccezione.
Nel giugno 2013, la Germania ha bloccato l’accordo raggiunto dalla presidenza irlandese sulla riduzione delle emissioni CO2 per proteggere la sua industria automobilistica.
Questo cambiamento di posizione da parte di Berlino è la conferma della posizione predominante degli Stati membri nelle procedure dei negoziati.
Durante i negoziati sulla nuova politica agricola, tutto è stato deciso dai Capi di Stato e dai governi, soprattutto per quanto riguarda le dotazioni finanziarie.
I deputati europei, si sono scontrati contro un muro ed hanno dovuto cedere sulla stragrande maggioranza degli articoli dei regolamenti.
La Commissione da parte sua è lì per evitare che Parlamento e Consiglio non blocchino le procedure. Le sue competenze sulle varie materie gli permette di esercitare una certa influenza nei vari triloghi.
E un dato di fatto che senza il sistema dei triloghi, le discussioni sui vari regolamenti e direttive durerebbero ancora più a lungo.

Cosa fare per ovviare a questa apparente carenza democratica?
C’è chi dice: i triloghi vanno soppressi e l’ultima parola bisogna darla al Parlamento.
Altri pensano che bisognerebbe far funzionare le procedure previste dal Trattato, cioè iniziare ogni volta la seconda lettura nella misura in cui il Consiglio modifichi il testo del Parlamento europeo della prima lettura.
La storia ci insegna che queste procedure allungano di molto i tempi. Abbiamo visto che l’adozione della ripresa della PAC ha necessitato più di 18 mesi con l’aggravante di spostare al 2015 la nuova programmazione 2014 – 2020.
Non perdiamoci l’occasione di andare a votare per le elezioni europee in data 25 maggio 2014 ai fini di rafforzare i poteri del Parlamento.