L’amore ai tempi della crisi.

Amore e crisi sono due parole su cui di parole ne sono state spese milioni: chi per un motivo, chi per un altro. Eppure, a metterle vicine, si ritrae il profilo di una generazione di inconsapevoli disperati che procede in una galleria buia, illuminata dai led di cellulari, tablet e portatili. Come sarà la coppia 2.0? L’assenza di punti di riferimento, di stabilità, di sicurezza, è franato violentemente su un sistema che, poco alla volta, sta collassando su sé stesso.

di Riccardo Fabrizi


Più è lenta questa agonia e più è difficile vedere la fine del tunnel in cui siamo finiti e, magari, capire se c’è veramente una luce che ci aspetta.

Nonostante tutto, ci si continua ad amare. Ma come ci si ama ai tempi della crisi? Se da una parte un sentimento tanto nobile e vitale aiuta ad andare avanti, ad affrontare qualunque difficoltà, dall’altra porta a doversi scontrare con la grande problematica della casa, del mantenimento di un figlio e della stabilità lavorativa.
La coppia in questione deve dunque avere il coraggio di buttarsi ed affrontare la società di oggi, pensando a quella di domani, di cui sarà parte fondante.
Ed è proprio di coraggio che si deve parlare. I modelli proposti dai mass media tendono ad esaltare sempre più una realizzazione personale, individuale, ego-riferita. Darsi alla famiglia sembra essere divenuta una perdita di tempo, un ozio che non ci si può più permettere, un’espressione evidentemente troppo primitiva e candida di un sentimento umano.
Il tunnel forse è ancora lungo ma il fuoco che accende una passione può illuminarlo senza bisogno di batterie.