La grande bellezza delle curve

Anche nel fashion business esiste una forma di razzismo a proposito delle cosiddette taglie morbide. Si è parlato dell’unico tabù che affligge il mondo della moda a Milano dove stimate fashion blogger dalle forme rigorosamente morbide si sono riunite su iniziativa di Marina Rinaldi che dal 1980 si occupa di vestire le taglie oltre la 46. Dov’è il vero problema? Nonostante molti si nascondano dietro il luogo comune che la bellezza ha forme diverse, i designer della moda non hanno ancora pensato a delle linee calibrate proprio sulle taglie morbide. Ma cosa c’è dietro questa mancata presa di posizione?

di Chiara Selleri


In realtà, spesso essere belle equivale a rispondere a determinati canoni estetici. È come se -spiega la blogger inglese Georgina Horne- «in questo ambiente l’essere grassi fosse visto come un fenomeno temporaneo: si dà per scontato che tutte vorremmo dimagrire». Dunque le taglie dalle 46 in su non vengono prese in considerazione come un target sicuro perché tutte prima o poi dimagriscono e si adeguano ai canoni dettati dalla moda.

Spesso per le aziende di moda il tutto si riduce all’essere magre e non allo stare bene con se stesse. Incalza un’altra fashion blogger, la danese Ditte Vallø: «Ci hanno insegnato che, se non troviamo nulla di carino da indossare nella nostra taglia, è perché siamo noi quelle “sbagliate” e di conseguenza non meritiamo di essere belle. E la vera aberrazione è che le donne ci credono». Ecco che i loro blog nascono per riempire un vuoto nel mercato della moda: manca decisamente un’offerta per le taglie morbide. Alla ricerca dei vestiti giusti per loro, le fashion blogger fotografano quelli più adatti e li condividono sul web perché molte altre donne hanno il loro stesso problema. Guerra alle magre? No, ma sicuramente tanta voglia di rivendicare un proprio spazio all’interno del mondo del fashion. Spesso quello che si trova nei negozi di taglie comode è mortificante; invece, è giusto che ogni donna che voglia vestirsi bene abbia la possibilità di farlo.

In Francia una bellissima show-woman assai formosa, Marianne James, in occasione di una premiazione a Parigi, ha sfoggiato con innata disinvoltura un abito fatto su misura per lei da un brand molto noto che lei ha volutamente citato sulla passerella del red carpet. Il giorno seguente l’ufficio stampa del marchio ha invitato la James e il suo agente a non citarlo più: non hanno apprezzato di essere collegati ad una “fuori misura” come la James. Insomma c’è ancora molta strada da fare.