PRAIVASI

“Nome, cognome, contatti vari e informativa sulla privacy”. Queste sono le caselle che ormai
compongono la procedura di registrazione delle nostre identità. Ma cos’è la privacy, cos’è questo
diritto che qualcuno ha deciso di farci difendere tanto gelosamente, un diritto che forse non si
conosceva, perché tutto sommato si era molto più difficilmente raggiungibili. Ed invece oggi il
mondo ci chiede di essere presenti, di dire quello che si pensa, di esporci e di essere fieri di farlo ma
tutto questo ha un costo.

di Riccardo Fabrizi


Le tampinanti chiamate di gestori telefonici con offerte imperdibili, mail con tanto di amo per abboccare a truffe bancarie, falsi profili sui social network che osservano e tentano l’utente, sono solo alcuni dei molteplici esempi di come la privacy venga calpestata quotidianamente a livello planetario. Eppure la firma apportata sui puntini alla fine di quella famosa pagina è stata messa, ma più che proteggerci sembra averci messo a rischio.
La sensazione è quella di farsi somministrare un vaccino per una malattia che non esiste e, una volta assunto il farmaco, scoprirsi malati. Sicuramente la tutela della privacy è una forma molto importante di difesa all’interno di un mondo tanto incontrollabile per l’utente, quanto eccessivamente controllato dai gestori, come quello virtuale. Rimane dunque il dubbio che la privacy sia il nome di un antidoto ad un controllo iniziato molto prima, dove l’utente tanto gelosamente “protetto” è in realtà il consumatore. I dati, attraverso la sua presenza sulla rete, vengono scambiati dalle aziende per gestire le ricerche di mercato e produrre pubblicità che attireranno il suddetto all’acquisto di quella o quell’altra marca e nel frattempo tenerlo buono con la tutela della sua privacy che viene continuamente assicurata fino a farla diventare una routine, quasi non ci si facesse più caso. L’importante è che il suddetto si senta completamente sicuro quando, una volta che firmerà rate per un qualcosa che quasi sicuramente non gli servirà, ma che è il frutto della ricerca compiuta sui suoi movimenti all’interno della rete, non abbia l’impressione di essere stato abbindolato ma sia certo di essere assolutamente padrone delle sue scelte, tanto quanto dei suoi dati personali.